Io non scherzo quando dico che vorrei diventare un poeta, una delle mie aspirazioni più grandi è quella di saper scrivere, abilità che naturalmente in questo momento non ho: per esperienza, per mancanza di lessico, per mancanza di vita e di storia..
Non sono ancora pronto ma solamente giocando, come il basket insegna, si può migliorare.
Dopotutto mi sto solo mettendo alla prova e lo sto facendo davanti ai miei occhi e a quelli del mondo, senza paura delle critiche, senza paura di chi mi vede come un povero illuso che pensa di saperci fare. Semplicemente vorrei provare a tradurre nel linguaggio più difficile e forse il meno immediato le emozioni per le quali vivo.
Non è facile scrivere, sei imprigionato in un codice di parole ben definito, circondato da regole, spazi e punteggiatura.. Fondamentale perciò diventa il dover imparare da chi è capace ed ha studiato per questo.
Ovviamente piacerebbe anche a me, un giorno, scrivere un libro ma non per forza questi desideri si devono trasformare in ossessione rovinando la spontaneità dei sentimenti.
Quello che vedo in maniera chiara è che la scrittura sarà una delle protagoniste della mia vita ed è una promessa che faccio a me stesso: continuerò a scrivere, sia che le cose andranno bene sia che esse volgeranno nel verso sbagliato.
La mia ambizione è alta, e lo è già adesso a ventitre anni; sono tantissimi i sogni, come tanta è la forza che esce dal mio cuore e mi spinge a crederci ogni giorno.
Ho la fortuna di avere nel DNA dei geni positivi tramandati dal nonno poeta. Da sempre lo guardo con grande ammirazione: pur avendo iniziato solo a sessant’anni ha composto più di duemiladuecento poesie in italiano e dialetto oltre ad aver vinto anche diversi importanti premi.
Mai sono stato orgoglioso di lui come negli ultimi tempi. Sfortunatamente niente mi faceva pensare a quando avrei sofferto per non aver imparato da lui nel momento in cui avrei potuto. Ora che io sono nelle condizioni di imparare, lui non lo è per insegnarmi motivo per il quale ora soffro. So infatti che mi avrebbe potuto dare tanto e che forse anch’io sarei stato una gioia per lui.
Mi ricordo che sin da quando ero piccolo lui cercava tra noi nipoti una figura che potesse continuare il suo percorso di poeta. Ecco, quella persona sento di essere io.
Sento di essere la sua mano, che adesso trema per il Parkinson e non può scrivere, sento di essere il suo cervello che ora fatica ma prima creava.
Gli avrei potuto rubare qualche segreto come ogni giorno bisognerebbe fare con le persone che ci circondano. Tutti diciamo e sappiamo che la vita è un dare e ricevere. Ma non sempre il ricevere avviene in automatico, e a quel punto bisogna ricercare ed andare prendere ciò che ci serve o che ci potrà servire. Però attenti, perchè quando lo capiamo, il più delle volte è troppo tardi.
Quindi oggi io vi dico: guardatevi attorno, andate alla ricerca di persone che possano darvi qualcosa di nuovo, che siano stimolanti, e non dimenticate che ciò che oggi non vi interessa in futuro potrà essere decisivo.
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